Tra gli
interventi di consulenza e formazione rivolti ad organismi o reti di esperienze
del Terzo settore e alla costruzione di organismi finalizzati al loro sostegno,
anche per una certa continuità di riflessione che abbiamo potuto svolgere in
questi anni ci preme ricordare quelli relativi ai Centri di servizio per il
Volontariato. Come si sa, tali organismi, sorti a partire dalla metà degli anni
Novanta sulla base della legge-quadro 266/1991 sul volontariato, avevano lo
scopo di “sostenere e qualificare” l’attività delle associazioni di volontariato
tramite l’erogazione di servizi sostenuti da fondi provenienti dalle fondazioni
bancarie. In una prima fase i Centri hanno generalmente optato per la
costruzione di alcuni servizi ritenuti preminenti, dove campeggiavano la
formazione, la consulenza giuridico-amministrativa e il marketing sociale, ai
quali si aggiungeva l’erogazione di una serie di servizi di base, di natura
logistica e di segreteria, rivolti prevalentemente alle associazioni più
piccole.
In una seconda fase, verso gli anni Duemila, si fa strada l’esigenza di dar vita
ad un nuovo servizio a favore della progettualità sociale del volontariato, che
ha portato i centri a sviluppare nuove funzioni ed attivare gruppi di lavoro
all’interno di un dispositivo fattosi nel frattempo organizzativamente più
complesso ed operante lungo la sequenza promozione-valutazione-accompagnamento
della progettazione delle associazioni di volontariato.
Questa fisionomia di fondo - notevolmente perfezionata nel corso degli anni –
nata e per la gran parte sviluppatasi prima della legge 328/2000, si trova oggi
a confrontarsi con alcune delle sue principali innovazioni. Pensiamo a quelle
dell’integrazione distrettuale dei servizi sociosanitari, ossia la costruzione
dei distretti sociosanitari, e all’elaborazione dei loro Piani, innovazioni che,
con diverse velocità, stanno modificando la geografia e l’architettura del
sociosanitario. Tale confronto si concentra spesso su due livelli che tendono a
rappresentare il cuore degli interventi di consulenza rivolti ai CSV.
In primo luogo sembra importante lo sforzo per capire quali nuove forme di
servizi sia utile mettere in campo per sostenere questa recente forma di
partecipazione del volontariato, legata ai tavoli, alle aree e ai luoghi di
lavoro che a livello distrettuale vengono attivati sui diversi temi, tenendo
presente che si tratta di luoghi
a) che non operano immediatamente sul versante della progettazione specifica
degli interventi, ma su quello più oneroso della valutazione dei servizi
esistenti e della individuazione delle situazioni critiche che non hanno ancora
trovato adeguate forme di ricezione (entro cui prendono poi forma le
progettazioni specifiche);
b) dove il volontariato è chiamato ad un confronto impegnativo con gli altri
soggetti del settore sociosanitario - i funzionari e gli operatori degli
Assessorati, dell’Asl, delle nuove Aziende di servizi alla persona, dei
Consorzi… -, tutti luoghi dove “il problema del volontariato non è tanto quello
di arrivarci, quanto quello di restarci”. Questo aspetto sembra indicare anche
l’esigenza di un approfondimento del senso e dell’organizzarsi dei centri in un
paesaggio sociale in cambiamento, nel quale - per limitarci al tema
progettazione - si tratta in parte di ripensarsi: da soggetti che promuovono una
progettualità del volontariato dentro un percorso in gran parte definito al loro
interno a soggetti che accompagnano il volontariato a cimentarsi in luoghi e
contesti organizzati da altri e dotati di una certa complessità, sia per gli
attori che vi prendono parte sia per l’oggetto dei loro lavori.
Per i CSV si
tratta insomma di comprendere e delineare le nuove forme nelle quali poter
svolgere questa importante funzione di promozione della progettualità del
volontariato (che è nel loro imprinting), cioè in una situazione molto diversa
da quella nella quale essa era stata originariamente pensata e organizzata.
Approfondimenti
legati a questo tipo di consulenza sono presenti in M. Serofilli, Promuovere
la progettualità del volontariato. Riflessioni sulla progettazione sociale dei
Centri di Servizio per il Volontariato in Emilia-Romagna, FrancoAngeli 2001
e, più sinteticamente, nell’articolo
Promuovere
la pluralità dei progettisti sociali presente
nella sezione Pubblicazioni di queste pagine web.